Da dove nasce lo stile? Perché la maggior parte degli uomini di successo spesso ne sviluppa un proprio? Si può imparare ad avere stile e a svilupparne uno proprio? 
In questa serie di interviste esclusive per MANO cerchiamo di carpire i segreti e la vision di personalità di successo che hanno fatto dello stile un proprio marchio di fabbrica. 

Oggi abbiamo con noi Antonio Barbero, Chief Digital Officer che ha fatto dell'innovazione delle aziende la propria mission.

Ciao Antonio, iniziamo raccontando ai nostri lettori qualcosa su di te e sulla tua storia imprenditoriale.

Ciao a tutti i lettori e grazie per l'intervista!
Inizierei col dire che ho un passato nel mondo della Comunicazione e da circa un anno il mio focus si è orientato verso il web marketing.
Con il mio team ci approcciamo alle frontiere del digital cercando di portare innovazione per un brillante futuro sul mercato globale

Cosa significa, per te, avere stile?

Una persona che ha stile si distingue dagli altri, ma rimanendo sempre coerente con se stessa.
È una persona che ha una propria originalità ma che non necessariamente deve ostentare.

Il proprio stile è un modo di essere, non un’influenza acquisita dall’esterno.

È una caratteristica intrinseca, si tratta solo di trovare la propria

Quali sono i modi, non necessariamente legati alla moda o agli accessori, con cui tu esprimi il fatto di essere un uomo di stile?

Gli atteggiamenti, la qualità dei propri discorsi, il modo di relazionarsi e gli sguardi.

Ma anche la capacità di essere a proprio agio tanto con dei bermuda in barca quanto con uno smoking ad un vernissage
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La globalizzazione tende ad uniformare la produzione e renderla efficiente nei processi anche commerciali, lasciando meno spazio a piccole realtà produttive. 
Alla luce di questa affermazione quanto valore attribuisci all'artigianato italiano?

Il piacere dell’acquisto di un prodotto artigianale è unico.
La sensazione che dietro un prodotto ci sia un artigiano che non solo è un abile lavoratore ma che prima ancora ha saputo cogliere un'esigenza e grazie alla propria abilità l’ha trasformata da idea ad oggetto tangibile.

Quali sono le 3 cose che più ti piacciono dell'artigianato italiano e come pensi che debba muoversi oggi, sotto un profilo commerciale, la “nuova classe” di artigiani italiani?

La sartoria, le case motoristiche, il cibo.
La grossa contraddizione in termini commerciali è che spesso l’Italia è un centro di innovazione, di pensiero laterale che genera tendenza.

Purtroppo spesso gli artigiani sono radicati verso un modello commerciale ormai superato. Le start up generano profitti grazie al digital, è una realtà che non si può più sottovalutare
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Il tuo trascorso professionale è di chi si è mosso con autonomia ed indipendenza. Se avessi un suggerimento da dare ai giovani che si accostano al mondo del lavoro, cosa suggeriresti loro?

Di essere versatili, di saper cogliere le opportunità e di fare ogni esperienza possibile, tutto ciò che si apprende nella vita è una carta da giocare.

Ma anche di coltivare la resilienza, l’offerta di un servizio o di un prodotto frutto del proprio impegno può anche essere non compreso appieno da un potenziale pubblico, ma chi la dura la vince!